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Tromboembolismo venoso, è allarme in Europa. Le donne i soggetti più a rischio, prevenire è indispensabile

Tromboembolismo venoso, è allarme in Europa. Le donne i soggetti più a rischio, prevenire è indispensabile

Roma, 6 marzo 2014 - C'è una patologia che in Europa causa la morte di oltre 370.000 persone l'anno, cioè più del doppio dei decessi causati da cancro al seno, alla prostata, AIDS e incidenti d'auto messi insieme: si chiama tromboembolismo venoso (TEV), una malattia spesso asintomatica e sotto-diagnosticata che annualmente colpisce più di un milione di pazienti in Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia e Gran Bretagna, stime che si prevede raddoppieranno entro il 2050.

Ad oggi il trattamento più diffuso per la fase acuta e per la profilassi delle recidive di TEV è il warfarin (in associazione con eparina nei primi giorni di terapia), ma recentemente il gruppo farmaceutico leader nel settore cardiovascolare Daiichi Sankyo, ha sottoposto al vaglio dell'EMA il nuovo anticoagulante orale edoxaban, dopo che il più ampio trial clinico di fase 3 mai realizzato per questa patologia, HOKUSAI-VTE, ha dimostrato un profilo di efficacia sovrapponibile al warfarin e una maggiore sicurezza, con una riduzione <s>s</s>ignificativa del rischio di emorragie.

"La sensibilizzazione e la prevenzione diventano indispensabili soprattutto nelle categorie ad alto rischio, come nel caso dei pazienti ricoverati in ospedale, ma in generale, l'identificazione di tutti i fattori di rischio ed una diagnosi tempestiva, seguita da una corretta terapia nel caso la patologia si manifesti, possono evitare spiacevoli conseguenze", spiega Walter Ageno, professore associato di Medicina Interna presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università degli Studi dell'Insubria (VA).

Il tromboembolismo venoso (TEV) consiste nella formazione di coaguli di sangue, detti trombi, all'interno di una vena, ed ha due manifestazioni cliniche: la trombosi venosa profonda (TVP), quando i trombi occludono i vasi venosi di gambe, pelvi o braccia, e l'embolia polmonare (EP), se uno o più frammenti (emboli) di trombi si staccano dal loro punto di origine e viaggiano fino alle arterie polmonari ostruendole.

I fattori di rischio Sebbene a far insorgere questa patologia vi siano fattori di rischio generali ereditari o acquisiti, come ad esempio storie familiari di trombosi, alterazioni ereditarie della coagulazione, età, obesità, cancro, interventi chirurgici e immobilizzazione prolungata, ci sono fattori di rischio più moderati ma più frequenti che coinvolgono solo le donne: il più comune è quello delle vene varicose (43.6%), seguito dall'obesità (19.9%) e dalla terapia ormonale (18.3%), come l'uso di contraccettivi orali o di terapie ormonali sostitutive in menopausa. Ma a rappresentare un rischio sono anche la gravidanza e il puerperio, associate ad un rischio aumentato di trombosi venosa profonda rispettivamente di 4 e 10 volte.

La prevenzione "Si può dunque contrastare l'insorgenza del tromboembolismo venoso con semplici ed efficaci gesti di prevenzione: attività fisica quotidiana e mantenimento del corretto peso corporeo, soprattutto con una dieta a base di alimenti ricchi di Omega-3 come pesce azzurro, legumi, verdure a foglie verdi, noci e cereali, aglio e cipolla, semi e olio di lino crudo, fondamentali per la loro azione antinfiammatoria. Ancora più importante è conoscere l'eventuale predisposizione familiare (soprattutto familiari di primo grado) alle trombosi venose e segnalarla al medico curante - conclude il prof. Ageno - e un ulteriore aiuto è dato dall'uso di calze a compressione graduata in chi soffre di insufficienza venosa (vene varicose) e dalla cura di una patologia più benigna legata alla trombosi, quella delle cosiddette flebiti superficiali, che interessano un tratto più o meno esteso della vena ma, se trascurate, possono estendersi anche nel circolo venoso profondo".

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